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Nella seconda puntata di questo piccolo ciclo estivo sui road movies (qui il primo post introduttivo), parliamo di “Il posto delle fragole” di Ingmar Bergman, che non è certo il primo titolo che viene in mente pensando ai classici road movies; e proprio per questo è utile a farci capire quanto certi modelli drammaturgici siano flessibili e adattabili a storie dal contenuto più diverso. Il posto delle fragole è un road movie esistenzialista.
Il protagonista del film è Isak Borg (Victor Sjöström). Il suo nome allude sia allo spunto autobiografico per il personaggio (le iniziali I.B. sono le stesse di Ingmar Bergman, che però scrisse la sceneggiatura quando aveva 38 anni, mentre Isak ne ha 79), sia, più significativamente, alla parola svedese Isborg, traducibile come “fortezza di ghiaccio”.
Isak è un uomo ormai anziano e da molto tempo chiuso in sé stesso, insensibile alle emozioni degli altri e determinato a sopprimere le proprie. Burbero ed egoista, e tuttavia inquieto e tormentato da sogni macabri e spaventosi, Isak ha davanti a sé un evidente spazio di crescita. Il suo arco di cambiamento durante il film sarà da inquieto a sereno e includerà una pacificazione col proprio passato e con le persone che gli sono accanto.
In ogni road movie dev’esserci un viaggio, una destinazione, qualche compagno di strada e qualche incontro importante. E soprattutto una serie di tappe e di eventi che abbiano un significato e un impatto in grado di trasformare il protagonista.
Il viaggio di Isak va da Stoccolma a Lund, dove sarà onorato con una cerimonia di premiazione per i suoi successi nella professione medica e universitaria. È uno spunto che sarà ripreso quarant’anni dopo, in chiave comica, da Woody Allen nel suo Harry a pezzi.
La compagna di viaggio di Isak è la nuora Marianne (Ingrid Thulin, per la quale potete scegliere il superlativo che preferite), che sin dalle proime scene non risparmia a Isak delle critiche molto dure. Durante il tragitto si aggiungeranno altri viaggiatori (in totale, saliranno a bordo dell’auto sette persone).
Anche Marianne attraversa un periodo delicato della propria vita, e in particolare del proprio matrimonio, ed è in cerca di una soluzione a una situazione complessa, che rivelerà più avanti.
Dato che in questi post vogliamo divertirci a trovare soluzioni ricorrenti in questo genere di film, possiamo notare un piccolo dettaglio in comune tra il posto delle fragole e Thelma & Louise (un accostamento di titoli davvero inconsueto): come Susan Sarandon e Geena Davis, anche Victor Sjöström e Ingrid Thulin viaggiano in un’auto d’epoca: una Ford Thunderbird del 1966 per le prime (il film è del 1991) e una Packard del 1937 per i secondi (il film è del 1957).
Può essere che l’idea del viaggio, associata com’è ai ricordi e quindi, inevitabilmente, alla nostalgia, suggerisca inconsciamente l’utilizzo di macchine d’annata.
E i ricordi sono davvero un tema centrale del posto delle fragole”. Durante una piccola deviazione di percorso, è proprio davanti a un cespuglio di fragole selvatiche, nel giardino di fronte alla casa dove Isak ha trascorso le estati della propria infanzia e adolescenza, che affiorano i primi ricordi di famiglia e del suo amore giovanile per Sara (Bibi Anderson), la ragazza che preferirà a Isak il fratello Sigfrid.
Subito dopo, una versione moderna di Sara, accompagnata da due ragazzi, otterrà da Isak un passaggio in auto. I tre giovani sono diretti in Italia. Rispetto a Isak, sono all’inizio del loro viaggio in tutti i sensi possibili.
La morte, persino la morte imminente, è un altro tema centrale del film. La sequenza successiva ha al centro un incidente stradale da cui escono tutti miracolosamente illesi. I cinque della macchina di Isak e una coppia di coniugi dell'altra auto, che dovranno a loro volta salire sulla Packard, dato che la loro vettura è adesso fuori uso.
Il pessimo stato dei rapporti tra quell’uomo e quella donna ricorderanno a Marianne il proprio matrimonio con Evald, il figlio di Isak, e ad Isak l’unione infelice con la moglie morta da tempo. Entrambe le relazioni saranno sviscerate più tardi attraverso un sogno (Isak si addormenterà durante una sosta) e un flashback di Marianne.
Un’altra tappa nella città natale di Isak vedrà la visita alla madre ultranovantenne e l’incontro con un benzinaio che gli ricorda la gratitudine della comunità per il suo lavoro di medico in quel luogo. “Forse avrei dovuto rimanere qui”, commenta Isak.
Altri temi esplorati ripetutamente durante il viaggio sono la solitudine e la religione (uno dei ragazzi a bordo è un ateo convinto, l’altro un futuro pastore). Le scene oniriche si susseguono. Il bello di avere un protagonista 79enne è che non servono troppe spiegazioni per introdurre una pennichella.
Uno di questi sogni, piuttosto cupo, riguarda ancora il ricordo di Sara. Un altro sottopone Isak a un umiliazione durante un esame universitario (“È come de dovessi dire qualcosa a me stesso che non ascolterei da sveglio").
E come in tutti i road movies, ci sono i paesaggi. La campagna svedese e il lago Vättern.
Non tutte le tappe del viaggio hanno un effetto diretto e immediato sui protagonisti (e qualche volta ci troviamo di fronte a un simbolismo difficile da penetrare), ma la traiettoria del loro percorso e l’evoluzione dei rapporti psicologici sono sempre chiari.
Quando Isak arriva a Lund per ricevere la sua onorificenza, è ovvio a tutti (e a lui per primo) che quella cerimonia in pompa magna è divenuta la cosa meno importante della giornata.
La magia del finale del Posto delle fragole, nel quale Isak osserva un riavvicinamento tra Evald e Marianne, e poi riceve un gesto di grande affetto dalla nuora prima di tornare nuovamente con i ricordi a un momento felice della propria infanzia, risiede nel fatto che il sollievo dei personaggi per delle riconciliazioni che ormai ritenevano impossibili, è anche il nostro.
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